INTERVISTA - Licia Troisi

Ciao a tutti lettori, in particolare gli amanti del fantasy, con grande gioia oggi andremo a conoscere meglio l' icona italiana del Fantasy, Licia Troisi.

Ciao Licia è un piacere averti qui.
Ci vuoi raccontare un po' di te e della tua passione per l'arte?
Dunque, posso dire che ho sempre raccontato storie, e ho iniziato a scriverle molto presto, verso i sette otto anni. Poi, a venti, ho iniziato a scrivere il mio primo libro, Cronache del Mondo Emerso, che piacque molto alla Mondadori, una delle case editrici cui lo mandai. Da lì è iniziato tutto.

Ti senti più lettrice o autrice?
Ambo le cose, perché senza essere lettrici non si può essere scrittrici. Contemporaneamente, la scrittura è ovviamente una parte molto grande di ciò che sono e del modo in cui mi definisco. In termini di lettura, l’unica cosa che è cambiata con gli anni è che non è più solo un piacere, ma in un certo senso anche un lavoro.

Un libro che hai letto e ti è rimasto nel cuore?
Sicuramente Il Nome della Rosa di Umberto Eco, il mio libro preferito. L’ho letto venti volte, in genere lo riprendo una volta l’anno, e ancora riesco a trovarci dentro cose che hanno a che fare con la mia vita e il mondo, o che non avevo ancora notato.

Come hai iniziato a scrivere?
L’ho fatto da bambina, e non saprei dire esattamente come e perché. Mi piaceva sentirmi raccontare storie e inventarle, e, adesso che sapevo scrivere, buttarle giù su carta. Col tempo credo di aver capito che è proprio un mio tratto caratteriale, sono fatta così.

Quale è stata la prova più grande da superare per iniziare a pubblicare?
In verità sono stata estremamente fortunata; la prima casa editrice cui ho spedito il libro l’ha subito accettato. Qualche problema è venuto dopo, a pubblicazione avvenuta, quando mi sono resa conto di dover fare i conti col giudizio del pubblico, che spesso è stato anche molto duro. Non è stato facile avere a che fare con persone che si impuntavano a criticarmi su qualsiasi cosa, che avessero ragione o meno, ma comunque col tempo ci si fa l’abitudine.

Quale è stato il libro che ti ha messa più alla prova?
Tutti hanno avuto le loro difficoltà e le loro cose belle. Ho avuto un po’ di problemi col secondo libro della Saga del Dominio, che ho dovuto riscrivere per un terzo abbondante. In generale, però, non ho sentito di aver fatto troppa fatica con nessuno, o, quanto meno, per tutti è valsa la pena.

Quale dei tuoi scritti ti è rimasto più nel cuore? E perché?
Sono affezionata per diverse ragioni a tutti, soprattutto perché ciascuno rappresenta un certo periodo della mia vita. Forse sono particolarmente legata a Pandora; è stata una saga molto divertente da scrivere, che sentivo molto, e voglio un gran bene ai due protagonisti.

Da dove nascono i luoghi che descrivi?
Molti sono posti veri, che ho direttamente visitato o di cui ho letto. Nella parte più fantastica della mia produzione sono chiamati col loro nome: il Lago Albano, il Tuscolo, i boschi intorno a casa mia sono sia fonte di ispirazione che luoghi che ho citato direttamente nelle mie storie.

E quale dei tuoi personaggi? Perché?
Vale lo stesso discorso dei libri: li amo tutti per una ragione o per l’altra. Sono particolarmente legata a Ido, perché a lungo è stato l’unico personaggio davvero adulto delle mie storie, e perché è stato per me una specie di figura paterna per sei libri, e Acrab, perché mi piace molto la sua ambiguità, la difficoltà a definirlo completamente cattivo.

Ricorda a tutti l' ordine di uscita dei tuoi scritti.
Aiuto…sono tantissime. Cronache, Guerre, Leggende, Ragazza Drago, Nashira, Pandora, Saga del Dominio, Poe.

Quando leggi ti accompagni con tisane, musica o ti piace stare in completo silenzio?
Bevo tè e tisane in inverno perché mi aiutano a riscaldarmi, ma non ascolto niente. Solo quando sono in treno e l’ambiente è particolarmente rumoroso uso una app che mi genera rumore bianco per isolarmi dal resto.

Hai un segnalibro a cui tieni e che conservi gelosamente?
Per motivi ignoti sono affezionata a quello origami che uso adesso e che ho fatto io. Quando spedisco libri a qualcuno cui tengo in genere metto anche lo stesso origami fatto appositamente.

Che consigli daresti ad un autore emergente?
Leggere molto, e di tutti i generi, perché c’è da imparare da tutto, anche dai libri che non ci piacciono (a volte soprattutto); confrontarsi col pubblico, che sia l’amico cui si fa leggere un racconto o una community online dove si condivide il proprio lavoro; scrivere soprattutto per un bisogno interiore e per il piacere di farlo, perché la pubblicazione, se verrà, sarà una conseguenza di questo.

Un messaggio, un pensiero, frase o citazione per salutarci
La frase che ho nella firma della mail: failure the best teacher is, di Yoda.

Grazie per averci dedicato del tempo.
Ciao a tutti e grazie per avermi letta!

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