SEGNALAZIONE Son Co(r)se da pazzi!
Romanzo d'esordio uscito a fine 2023.
Il romanzo si trova su Amazon in versione cartacea, digitale (ebook) e sulla piattaforma kdp Unlimited.
TRAMA:
Valentino è un ragazzo ormai cresciuto che si ritrova suo malgrado, a
puntare il proprio sguardo su sé stesso.
Un passato che sembra non dargli pace, il ricordo della morte della
sorella maggiore, l’incubo di una vita che scorre con una devastante
frenesia, rappresentano per lui pesanti croci da sorreggere.
Strattonato e messo con le spalle al muro da una dignità ritrovata, da un
nuovo amore ormai alle porte, dalle costanti riflessioni che la sua
coscienza gli mette di fronte, Valentino viene spinto a fare i conti con la
propria vita.
Da sempre schiacciato e costretto a rimanere nella scomoda posizione
di chi l’esistenza la subisce, tenta di prendere fiato reagendo a quella
che secondo lui è la malattia del secolo: la fretta.
Riuscirà Valentino a sconfiggere i propri demoni togliendosi finalmente
di dosso la pesante e inutile corazza d’inquietudine che da anni si ostina
a indossare?
BIOGRAFIA
Lorenzo Beggio, classe 1984, abita nell’ovest vicentino.
Sposato, vive in campagna, ama i suoi due cani meticci e le escursioni in montagna.
Con il diploma da perito meccanico lavora come carpentiere e responsabile del reparto montaggio in
un’azienda del proprio paese.
Amante degli animali, di tutto ciò che è natura e regala tranquillità, è al suo romanzo d’esordio che egli
stesso definisce come “augurio di una sana esistenza”.
RECENSIONI
Ah dimenticavo, un’altra cosa: nacqui leggermente prematuro, venti giorni prima della
data ipotizzata. Questo il titolo della notizia su L’Arena di Verona il giorno dopo: “Il bimbo
ha fretta di nascere. A Soave il parto sulla soglia di casa.”
Fu così che in qualche modo ebbi già subito a che fare con la fretta, o meglio, fu così
che lei, prepotentemente, prese parte della mia vita.
Già in passato aveva flirtato con la mia famiglia prima ancora che io nascessi.
Un esempio? Mia sorella maggiore Flavia.
Flavia, come la Lancia Flavia, l’auto che mio padre ereditò dal suo.
D’altronde, perché non chiamare la propria figlia con il nome della propria auto?!
E se mio padre in quel momento avesse avuto una Multipla?
Cose da pazzi...
Flavia: l’auto più veloce al mondo.
Non è vero, ma per mio padre e mio nonno era così.
Ricordo ancora quando mio nonno mi spiegò di averla comprata, portata a casa e
mostrata a tutti. Non è che la fece vedere e basta; asfissiò per un mese intero il vicinato
descrivendola in ogni suo dettaglio, soffocando le giornate dei curiosi bambini del
quartiere scomponendola a voce in infiniti esplosi di quello stesso prodotto che tutti così
iniziarono a odiare. Il giorno in cui la portò a casa, l’annunciò a tutti come la macchina
del millennio, come l’auto che avrebbe, a detta sua, “segato le gambe ad ogni auto da
corsa”.
Diciamo che ripeteva un po’ quello che facevano credere in tv: “...del 67’, realizzata da
Zagato - chissà perché mi ricordo ancora ‘sto nome -, versione Sport, realizzata in
alluminio, anticonvenzionale per il tempo, studiata per avere un’aerodinamica senza
eguali.” Tagliando corto, la prese usata.
La guidò per molti anni, ne ebbe cura in maniera maniacale e la passò a mio padre,
il degno successore. Tenuta per mezzo secolo in maniera impeccabile, mai incidentata,
mai nemmeno strisciata, venne poi destinata a mia sorella Flavia che, la sera di
un’estate
ormai passata, vide un platano attraversare la strada e venirle addosso ai centoquaranta
all’ora. Così indicò, alla fine, il tachimetro dell’auto.
Flavia sulla Flavia.
La folle corsa.
Gli era costata la vita.
Aveva vent’anni. Io dieci.
Quel giorno stava andando di corsa perché non voleva arrivare tardi a un appuntamento
con Eros, il ragazzo con cui usciva da un paio di mesi e che sembrava proprio averle
rapito il cuore. Alto, moro, affabile, educato, riconosciuto dalla nostra famiglia come il
ragazzo perfetto per lei, abitava con i suoi e sua sorella a una decina di chilometri da
casa
nostra. Avrebbero dovuto uscire insieme a cena e sarebbe toccato a mia sorella, quella
sera, passare a prenderlo.
Ricordo ancora le sue ultime parole urlate uscendo veloce di casa: “Sono in ritardo!”
Quella sera Flavia decise di correre.
Quella sera perse il controllo dell’auto.
Quella sera lei perse.
Vinse la fretta.
E se la fretta vince anche solo una volta, in queste situazioni, non ce n’è per nessuno.
Con Flavia la fretta flirtò sin da subito: con il suo nome e con la nascita prematura pure
per lei.
E infine con lei fece l’amore. La costrinse a quell’ultimo rapporto senza mai prima
parlarle, senza mai prima chiederle se veramente se la sentisse di rischiare così tanto.
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