SEGNALAZIONE Alba

 BIO

Davide Renzi, classe 1979, giramondo per lavoro fino alla nascita della figlia, ora viaggia per il mondo attraverso i racconti che la sera racconta alla sua bambina. Appassionato di storia e fantascienza, scrive da sempre convinto che la scrittura sia un modo per cercare di interpretare la realtà.



QUARTA DI COPERTINA
Gli Aarakra sono legati al Territorio. Tutto nella vita degli Aarakra è parte di un cerchio dove niente si crea e niente di distrugge, ma tutto si trasforma. Almeno fino all’arrivo dei primi Umani sul pianeta. Così una giornalista testarda, due vecchi reduci di guerra e un mezzosangue rinnegato, compiranno una lotta contro il tempo che minaccia il labile equilibrio di convivenza tra Aarakra e Umani, che solo l’impegno, la fiducia ed il coraggio di chi vede al di là della forma può provare ad evitare.

RECENSIONI

ESTRATTO

L’organizzazione della distribuzione del rancio era la stessa sia sulla terra che su Alba e sarebbe sempre stata la stessa su tutti i pianeti abitati. In fila con delle ciotole di metallo o legno, i prigionieri avanzavano silenziosi aspettando il loro turno. Quando Meval ebbe la sua razione si voltò per cercare una pietra per sedersi, o un angolo per mangiare senza problemi. Si allontanò dalle guardie che a volte avevano la pessima idea di scherzare, o almeno così era per loro, con i prigionieri rovesciando le loro ciotole. Fece alcuni passi verso la montagna. Vide Ned che conversava con un mezzosangue e un Aarakra. 
Il pasto era l’unico momento in cui era concesso conversare in gruppo, senza che fosse considerato un atto di cospirazione.
«Meval…»
Un inchino con il capo verso il giovane mezzosangue che avanzava fece girare gli altri due avventori
«Ned…» Meval sorrise
«È la prima volta che mi chiami con il mio nome, di solito mi chiami con il nome della
mia razza»
«Le cose cambiano»
«Esattamente Meval, esattamente»
I due altri commensali si presentarono. Il più silenzioso tra i due, di nome Zaar, gli strinse a fatica la mano. Tra una parola e l’altra continuavano a mangiare dalla loro ciotola.
«Ognuno di noi ha una ragione per essere qui»
Meval lo guardò gelido
«Io non ho nessuna colpa»
«Pare che rubare sia reato tra gli Aarakra come tra gli umani» rispose piccato Ned.
«Se nessuno ti permette di lavorare in quanto mezzosangue non hai altro modo per sopravvivere»
«Anche questo è esatto»
Ned alternava lo sguardo tra i suoi avventori.
«Non sto dicendo che sia giusto oppure no, ma solo che esiste una ragione per la quale siamo qui. Forse l’unico che dovrebbe veramente stare qui sono io»
Indicò la sua uniforme oramai lacera ed impolverata. Erano passati pochi giorni che erano stati affidati a quella miniera. Nessuno già vedeva più la divisa originaria o gli abiti. Oramai la loro divisa comune era la polvere della miniera.
«Cosa vuoi dirci?»
Ned sorrise
«Che forse le cose possono cambiare»
«Tu sei umano, un invasore».
Kan, uno degli Aaraka,, che fino ad allora era rimasto in silenzio, fece un segno con la mano. Si voltarono verso di lui
«Meval tu sai perché non abbiamo ancora ucciso l’umano?» disse semplicemente il mezzosangue e rimase in silenzio
«L’umano non si è macchiato del disonore di uccidere dei guerrieri disarmati»
Ned fissò Meval che fece un passo indietro.
Cosa vuole da me questo strano umano?
«Per non infangare la mia divisa ho dovuto coprirla con la polvere» disse Ned avvicinandosi di un passo al mezzosangue, Meval diede un ultimo sorso dalla sua ciotola di legno, fece un saluto ai suoi commensali e si allontanò.
«La sabbia è di chi la percorre, la terra di chi la lavora…» disse Ned mentre Meval si allontanava. Le parole di Ned accompagnarono l’Aarakra per il resto della giornata.


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