SEGNALAZIONE Strane voci al castello
Titolo: Strane voci al castello
Autore: Gianmichele Cautillo
su instagram: @gianmichele.cautillo
Genere: Storico - fantasy
Casa editrice: Musicaos editore
Formato Kindle: sì
Trama:
Delle misteriose urla provengono di notte dall’interno del castello di Ascoli Satriano, che è in corso di restauro. Potito Scaldatelli e il suo amico Orlando, dopo aver assistito a un’intervista del Sindaco del luogo, che fa riferimento a eventi storici del quattordicesimo secolo, si insospettiscono e decidono di indagare. Potito da bambino ha abitato nel castello e ne conosce i recessi, Orlando non è intrepido come il suo amico, forse, ma è altrettanto determinato. In passato il castello ospitava anche un vero e proprio carcere, gli ospiti del quale dicevano di sentire spesso strani rumori notturni. Così gli avvenimenti di oggi si mescolano, nel racconto, a quelli del passato, coinvolgendo re Luigi d’Ungheria, Santa Caterina da Siena, Nicholas Flamel, scienziato e alchimista, percorrendo l’Europa, sino ad Ascoli Satriano, dove la vicenda troverà compimento, coinvolgendo forze naturali e sovrannaturali, tenendo il lettore col fiato sospeso e stimolandone la curiosità con le notizie storiche relative alle vicende del borgo e alle sue tradizioni, “allargando” il campo d’interesse alla Puglia.
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CAPITOLO 1:
IL CASTELLO DELLE VOCI
Strane voci cominciarono a circolare intorno al castello normanno svevo più grande
della Capitanata: «Siamo riusciti a riaprire al pubblico il meraviglioso maniero, dopo una
lunghissima chiusura durata trent’anni. Tuttavia, durante le operazioni di valorizzazione e
fruizione dell’edificio, gli operai hanno riferito di aver sentito strane voci provenire
dall’interno del castello». Questi primi secondi di video mi incuriosirono, per cui smisi di
far scorrere all’insù la schermata del sito internet, con cui provavo a riempire un ozioso
pomeriggio, e cominciai a prestare un ascolto più interessato alle parole del sindaco: «Gli
operai non sono né i primi né saranno gli ultimi testimoni di questi episodi apparentemente
soprannaturali, caratterizzati per lo più da continue urla che non consentono un regolare
lavoro di recupero del castello».
Il sindaco era uscito fuori di senno? Che razza di comunicazione aveva dato? Non
riuscii a rimanere sdraiato e mi ritrovai involontariamente a sentire quel discorso mentre
trottavo incuriosito tra la camera da letto e la cucina, e viceversa: «Le loro rivelazioni non
sono nient’altro che la conferma di quanto è attestato dalle fonti storiche: il fenomeno
paranormale è ricollegato alla discesa in Italia del re Luigi d’Ungheria nel 1347, per
vendicare l’uccisione del fratello per mano di sua moglie, la regina Giovanna I. Il cronista
dell’epoca riferisce che il monarca diede man forte ai notabili locali che congiurarono
volendosi liberare dalla tirannia del feudatario Ludovico Sabrano che, però, ne uscì indenne.
Dopo aver scoperto le trame del re, il conte Sabrano invitò tutti i notabili che lo avevano
tradito al castello per un banchetto, fingendo di averli perdonati ma, nel mezzo della festa, li
fece tutti massacrare per vendetta dai propri soldati. Secondo alcune testimonianze storiche
il feudatario compì una vera e propria carneficina, tanto che il sangue che sgorgava dai corpi
trafitti e caduti a terra degli assassinati era così abbondante che fuoriusciva a fiotti dal
portone d’ingresso del castello».
Aprii e chiusi più volte gli occhi con il cellulare in mano, non sapevo se ridere o... o
andare di corsa nella cameretta: l’avevo adibita completamente a libreria, visto che vivevo
da solo e... «Re Luigi d’Ungheria, milletrecento...»; dovetti rivedere il filmato per
ricordarmi qual era l’anno che il sindaco aveva indicato: «“Gli operai non sono i primi né
saranno gli ultimi”; no, devo cliccare più avanti. “Il fenomeno è ricollegato alla discesa in
Italia nel 1347”, ecco sì, ho trovato il pezzo da cui partire». Non avevo vergogna a parlare
da solo, anzi, neanche ci facevo più caso.
Non avevo mai sentito parlare di questo racconto. Possedevo diversi libri di storia e
mi chinai voracemente verso lo scaffale del Trecento, tonf: «Accidenti, il telefonino!», lo
misi in tasca e cominciai a cercare: Il medioevo nei secoli, Il regno di Napoli... Sì, questi
libri mi potevano tornare utili per cominciare; forse, però, avrei dovuto integrare con dei
libri di storia locale: guardai nello scaffale più in basso e mi saltò subito agli occhi Asculum
Apuliae.
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